La creazione di un cluster è un processo lungo e articolato che spesso passa attraverso la creazione di una cluster organization, che sappia non solo mappare e aggregare attori e processi lungo le filiere coinvolte, ma anche animare e guidare il cluster stesso. È su questo fronte che si è concentrata la mia attività fin dalle prime battute del Cluster Tecnologico Nazionale del Made in Italy, quando in fase di costituzione ho curato la revisione del piano strategico dello stesso con particolare riferimento alla sua struttura e ai suoi organi di governance. Se è del tutto evidente la portata del sistema del Made in Italy per l’economia del nostro Paese non solo in termini di country-of-origin effect e heritage, ma anche in termini di performance economiche e contributo al PIL, potrebbe essere meno scontato far emergere e favorire sinergie, connessioni e progettualità sia cross-filiera sia tra imprese, università, laboratori di ricerca, media, finanza e stakeholder specialistici. Per queste ragioni, come diffusamente illustrato dal Professor Michael Porter, padre dei concetti di cluster e competitività e mio mentore, la competitività di un cluster passa spesso attraverso le attività svolte dalla cluster organization, ovvero l’organo di governance del cluster stesso. Decenni di lavoro al fianco di cluster organization ci indicano come il ruolo principale sia quello di miglioramento e rinforzo del contesto imprenditoriale, soprattutto avviando attività di servizio per gli attori e le filiere coinvolte nel cluster e favorendo le relazioni tra gli stessi, attivando e supportando progettualità fondate sul match-making, sulla azione congiunta, sulla creazione di meccanismi collaborativi e la costruzione di fiducia tra gli stakeholder.
Lavorare al miglioramento del contesto imprenditoriale, del business environment, per una cluster organization significa operare sul fronte delle opportunità e delle informazioni di mercato, con azioni di marketing collettivo, per il miglioramento della visibilità del cluster e delle sue componenti nei contesti nazionali e internazionali. Significa anche lavorare sulle opportunità offerte dalla tecnologia, cluster-specific e trasversale ai settori e alle filiere, attivando progetti di ricerca e sviluppo congiunti, promuovendo l’applicabilità e la diffusione della ricerca scientifica, rinforzando il sistema della ricerca al servizio del cluster, avviando cantieri di innovazione collaborativa con e tra le filiere coinvolte. Questi due fronti, spesso, si rinforzano con un terzo, ovvero lavorare sulle complementarietà e le attività comuni tra gli attori coinvolti, mappando risorse e competenze, condividendo la conoscenza, facilitando le relazioni e promuovendo soprattutto la collaborazione tra imprese. In aggiunta, non bisogna dimenticare quanto importante sia per un cluster, che la sua cluster organization lavori sul fronte della lobbying, della rappresentanza, favorendo un fronte comune tra le associazioni di categoria e gli stakeholder coinvolti e definendo linguaggi, standard e metriche comuni nel cluster.
Molte sono le progettualità che il Cluster MinIt ha messo in campo finora su tutti questi fronti e molte altre quelle previste dal piano di azione triennale condiviso con il Ministero. Tutte queste passano, tuttavia, attraverso due condizioni per me essenziali. Da un lato, la disponibilità non solo di competenze, expertise, e professionalità ma anche e soprattutto di risorse economico-finanziarie. Per questo è cruciale proseguire nella missione di aggregazione di nuovi soci del cluster, linfa vitale per fare sistema, ma anche per disporre di risorse economiche adeguate alle azioni necessarie e previste. Dall’altro, offrire al cluster e al Made in Italy in generale una visione strategica sul posizionamento futuro.
Come nuovo Vice Presidente del Cluster lavorerò perché si possano fare passi avanti proprio lungo questa dimensione progettuale, sempre presente nelle cluster organization che nel mondo si sono distinte come casi di successo, ovvero quella di offrire al cluster una visione di futuro. Se il Made in Italy è senza ombra di dubbio l’asse portante della nostra economia e un acceleratore di competitività per il brand effect che genera a livello internazionale, occorre oggi interrogarsi sul futuro dello stesso. Guardando al futuro, cambia il concetto di valore che il cluster può generare per i propri stakeholder, in primis le imprese, e le best practices internazionali ci offrono una pluralità di spunti di riflessione in tal senso. Si va verso una pluralità di pratiche di better value, con una marcata attenzione alla sostenibilità ambientale. Molti sono i progetti di modelli di business e filiere orientate alla circular economy. Parimenti, crescono i casi in cui si configura uno shared value, ovvero modelli di business e pratiche che sanno aprire spazi di iniziativa imprenditoriale, laddove vi siano delle istanze sociali forti e irrisolte, in una logica di imprenditoria sociale e diffusa. Anche nel manifatturiero il valore passa principalmente attraverso i servizi, value as-a-service, ove pratiche di sharing e pay-per-use si sostituiscono alla proprietà e la servitization dei prodotti diventa imprescindibile. Il valore diventa phygital, aprendo la strada ad un marcato processo di digitalizzazione che offre business senza soluzione di continuità tra mondo fisico e digitale. Ciò avviene altresì sempre più a supporto dei clienti (value in help), con una pluralità di soluzioni che non possono non fare leva su tecnologie come il 5G, l’artificial intelligence, la virtual e l’augmented reality, il machine learning e la robotica per offrire soluzioni attente ai bisogno di ogni individuo e inclusive (personal value). Da ultimo, e decisamente centrale, cambiano le modalità di commercializzazione sui mercati (value delivery). La vendita, la distribuzione, la logistica di prodotti e servizi si fa oggi pervasiva, ubiqua, incorporando quegli elementi di servizio, sostenibilità, digitalizzazione e personalizzazione di cui si è detto, e offrendo una varietà di modelli di commercio ibrido on e off-line che necessariamente contribuiranno al ridisegno della competitività del Made in Italy.
Fernando Alberti (Università Carlo Cattaneo LIUC)