Le aziende ascrivibili all’ambito del made in Italy appartengono a settori e comparti che presentano una struttura industriale molto diversa, sia dimensionale, sia nei modelli di business.
Se escludiamo alcuni settori in cui vi è per definizione un posizionamento prevalente B2B delle aziende (es. agroalimentare o turismo), esistono in generale molteplici modelli di produzione ed un’articolata serie di rapporti che coinvolgono le imprese finali e intermedie.
E’ innegabile come il processo di globalizzazione dei mercati abbia comportato una sempre crescente difficoltà per molte aziende di produrre con un proprio marchio e conseguentemente ad un passaggio da un modello di business B2C ad un modello B2B.
In molti ambiti, si può infatti affermare che il Made in Italy è prodotto in Italia, ma non più venduto da aziende italiane.
L’emergenza COVID-19 costituisce uno straordinario acceleratore che sta portando a un cambiamento strutturale dei mercati e delle catene di approvvigionamento e al tempo stesso a una sostanziale modifica dei comportamenti di consumo.
Questo nuovo trend va a impattare su un settore che risulta quello maggiormente colpito dalla crisi, con oltre il 30% di contrazione del fatturato e prospettive incerte sulla ripresa.
Pertanto, proprio in questa situazione critica e di estrema incertezza ma approfittando dello straordinario momento di cambiamento in atto, è obiettivo del tavolo di lavoro poter analizzare e proporre nuove strategie e modelli di business che consentano un diverso posizionamento di molte aziende del settore verso il mercato dei consumatori finali.
L’obiettivo principale di questo tavolo di lavoro è promuovere il consolidamento, lo sviluppo e la creazione di aziende B2C, valorizzando l’eccellenza del Made in Italy.
Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale diffondere in modo strutturato conoscenza “immateriale” nelle imprese attraverso azioni quali:
- Analisi strutturate di trend di mercato
- Analisi di casi di successo a livello aziendale o territoriale
- Analisi casi di successo di filiera
- Supporto allo sviluppo di progetti territoriali
- Promozione di alleanze sovraterritoriali per lo sviluppo di progettualità
- Connessione con i finanziamenti nazionali (se presenti) e soprattutto Europei, attraverso la rete EEN.
Il tavolo agirà con due modalità operative.
Un gruppo ristretto di esperti selezionerà i temi e gli argomenti di interesse che diffonderà presso i Soci del cluster e le imprese attraverso newsletter e incontri con cadenza semestrale.
Secondo un’indagine svolta da Symbola e Unioncamere nel mese di ottobre 2020 “chi è green è più resiliente”.
Il 16% delle imprese che hanno effettuano investimenti in sostenibilità è riuscito ad aumentare nel 2020 il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green. Tale vantaggio competitivo si conferma in un periodo così complesso anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%). Questi numeri vanno correlati al fatto che le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%) investendo maggiormente in R&S (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0 (25% contro 14%) e privilegiano skills 4.0 (22% contro 11%).
Altro elemento di rilievo che emerge è che la transizione verde passa anche per un legame tra imprese e istituzioni territoriali: le aziende che hanno investito o investiranno nel green hanno dichiarato infatti di aver instaurato/rafforzato collaborazioni con soggetti come le Regioni, i Comuni e le Camere di commercio nel 17% dei casi, a fronte di un 5% rilevato per tutte le altre.
“Il lavoro di queste imprese spinge il Paese verso le frontiere avanzate della sostenibilità. Siamo infatti il campione europeo nell’economia circolare e nell’efficienza dell’uso delle risorse. L’Italia, ci dice Eurostat, è in assoluto il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti. Con il 79,3 % di rifiuti avviati a riciclo presenta un’incidenza quasi doppia rispetto alla media UE (39,2%).
Complessivamente, la sostituzione di materia seconda nell’economia italiana comporta un risparmio potenziale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2. Si tratta di valori equivalenti al 14,6% della domanda interna di energia e al 14,8% delle emissioni climalteranti (2018). Per ogni chilogrammo di risorsa consumata, l’Italia genera — a parità di potere d’acquisto (PPS) — 3,6 € di PIL, contro una media europea di 2,3 €. Produciamo meno rifiuti: 42,3 milioni di tonnellate per ogni milione di euro, contro il 58,9 della media dei grandi Paesi Ue (e i 59,5 della Germania).”
L’economia circolare diventa un focus anche per settori tradizionalmente diffidenti che ora ricorrono in maniera più consistente a materiale di recupero, anche nelle produzioni di fascia alta (ad esempi gli agglomerati di quarzite o l’arredamento di design). L’industria italiana del legno arredo è infatti prima in Europa in economia circolare: il 93% dei pannelli truciolari prodotti in Italia è fatto di legno riciclato. La meccanica italiana, da sempre impegnata nell’efficienza e nella sostenibilità, oggi grazie anche agli incentivi di Industria 4.0 aiuta la gran parte delle filiere produttive a ridurre gli impatti ambientali.
Nel 2020 La Commissione europea ha adottato un nuovo piano d’azione per l’economia circolare, uno degli elementi cardine del Green Deal europeo che esprime la chiara convinzione che l’estensione dell’economia circolare dai first movers agli operatori economici tradizionali contribuirà in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ma garantirà anche la competitività a lungo termine dell’UE e una ripresa dalla crisi pandemica orientata alla sostenibilità. Il modello di crescita circolare viene chiaramente descritto come rigenerativo e capace di contribuire agli obiettivi di riduzione dell’impronta dei consumi, grazie alla diffusione di prodotti circolari.
I dati riportati supportano la convinzione che la transizione ecologica rappresenti per le aziende una sfida, ma contenga in sé anche molte opportunità specie per i settori legati al Made in Italy già fortemente orientati a questo modello di crescita.
Da qui l’idea di organizzare i tavoli per promuovere lo scambio di conoscenze e buone prassi finalizzate sia alla diffusione della conoscenza tra le imprese che alla creazione di nuova potenziale progettualità e innovazione a livello transregionale su alcuni macrotemi di interesse trasversale:
- Circolarità e interazione tra filiere
L’economia simbiotica come modello di circolarità in grado di attivare sinergie tra filiere vicine e lontane. - Circolarità e tecnologie per la gestione dei processi
Il contributo delle tecnologie dello scenario di Impresa 4.0 / Società 5.0 alle sfide dell’economia circolare. - Circolarità e nuova imprenditorialità
Casi di successo di imprese che hanno fatto dell’economia circolare core business ed attivazione di start-up. - Design e circolarità
Il ruolo del design e la sua capacità di incidere su tutto il processo: sulla definizione delle strategie e dei modelli di business, sui cambiamenti sociali e comportamentali, sui prodotti, sui processi, … - Competenze per la circolarità
Il ruolo della formazione per innescare e supportare la transizione dei settori verso modelli di sostenibilità / circolarità.
Roberto Vannucci (Centro Tessile Cotoniero & Abbigliamento), Ilaria Bedeschi (Distretto Tecnologico Interni e Design), Stefano Miotto (ANCI Servizi).