Il settore dell’occhialeria è uno dei settori economici trainanti del nostro Paese. La metà dei maggiori produttori su licenza sono infatti situati in Italia, coprendo così il 50% della produzione mondiale di licenze ed il 21% del mercato mondiale.
Il mercato dell’occhialeria italiana è caratterizzato dalla forte tendenza all’esportazione, e circa il 90% della produzione è destinato ai mercati esteri: l’area di riferimento per le esportazioni italiane di occhiali da sole e montature è rappresentata dall’Europa, mentre al secondo posto si colloca l’area americana.
Ma quando e dove nasce questo importante settore industriale? Le radici più profonde sono nel territorio bellunese che, da sempre, detiene un ruolo di primissimo piano per tutto il Made in Italy. Questo noto distretto ha origini lontane: le prime fabbriche risalgono infatti alla seconda metà del 1800. Da quel momento in poi è stato un continuo crescendo di imprese, di produzione e di lavoro. Lo sviluppo è stato talmente esponenziale e concentrato nel tessuto veneto che l’industria italiana dell’occhiale è tuttora costituita prevalentemente in quest’area geografica.
L’attuale configurazione organizzativa dell’area, frutto anche dei forti cambiamenti di questi ultimi 25 anni, è attualmente basata sulla presenza di grandi imprese accanto alle quali convive un tessuto di piccoli e medi produttori di montature per occhiali che rappresenta il cuore pulsante del settore.
Negli anni, le imprese operanti in questo mercato si sono caratterizzate per la grande flessibilità e spirito di adattamento al mercato, puntando sempre sull’innovazione, sulla tecnologia, sulla tradizione, sul design e sulla sostenibilità.
Questi fattori hanno favorito anche il fenomeno del reshoring, che consiste nel rientro in patria da parte delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato spostando la propria produzione nei Paesi asiatici o dell’Est Europa. Lo stesso è stato ulteriormente accelerato dagli effetti della pandemia e dalla situazione geopolitica globale. Molte società trovano ora più conveniente consolidare in Italia produzioni e forniture attraverso un cambiamento nella strategia a livello di catena del valore globale. Questo fenomeno per il Made in Italy diventa importantissimo.
Nel 2021, la produzione italiana, con 848 aziende a livello nazionale e 18.000 addetti, si è attestata su un valore di 4,17 miliardi di Euro – in crescita del 4,5% rispetto al 2019. Si prevede una chiusura del 2022 in positivo visti anche i primi 7 mesi del 2022 che, in relazione alle esportazioni, segnano +22.4% rispetto allo stesso periodo del 2021 e un valore complessivo di 3,231 ml€. La crescita stimata complessiva delle esportazioni per il 2022 è del +12 – +14% e del fatturato dell’8-10% rispetto all’anno precedente. Stabili invece rispetto al 2021 mercato interno (previsioni di crescita tra +0,5% e +1%) e occupati (tra -1% e +1%).
Nonostante il buon andamento di questa industria, la situazione geopolitica attuale e la pandemia hanno sicuramente causato problematiche che ancora oggi sono di difficile gestione. In particolare, sono principalmente tre gli aspetti che dominano lo scenario attuale: il conflitto in Ucraina, che incide sul settore economico per ulteriori interruzioni della catena di approvvigionamento, per un cambiamento nella fiducia dei consumatori, che sta modificando le abitudini di spesa e imponendo alle aziende nuovi modelli di previsione per far fronte all’incertezza del mercato; l’impennata del costo della vita, con un aumento dell’inflazione che interessa tutti i paesi del mondo; infine, la nuova era dell’ansia: le preoccupazioni per il clima e lo stress politico stanno influenzando la mentalità e i comportamenti dei consumatori in un mercato in recessione.
Alla luce di queste considerazioni è importante preservare il Made in Italy e impedire che perda competitività: l’aumento fino al 40% delle materie prime, sia dell’acetato che del metallo, non passerà inosservato e i listini in rialzo andranno ad impattare sui bilanci e soprattutto sui margini delle aziende. Non sarà infatti possibile ribaltare subito questi aumenti sul costo finale al cliente ma la tendenza, a lungo andare, non può che portare in questa direzione. Ecco perché rimane fondamentale promuovere il Made in Italy, mantenendo alti tutti gli standard. Caratterizzato da una filiera compatta e unita dalla produzione della materia prima al confezionamento, il Made in Italy deve continuare a essere tra i più richiesti nel mondo perché garantisce qualità, trasparenza, sostenibilità e prodotti certificati. Attualmente il trend è in crescita ma la comunicazione dei valori per cui si contraddistingue al grande pubblico deve rimanere costante.
ANFAO, l’Associazione dei Fabbricanti di Articoli Ottici, che conta oltre 130 aziende associate e che riunisce tutte le principali aziende italiane dell’occhialeria dell’intera filiera produttiva, rappresenta l’industria nazionale promuovendo la crescita del settore con l’obiettivo di sostenere le imprese sulla strada dello sviluppo. Ad alimentare questo spirito sono necessarie collaborazione e cooperazione, che al settore eyewear sicuramente non mancano, ma anche un importante intervento delle istituzioni.
Monia Innocenti, Stella Casazza (ANFAO)